Nel mio ruolo di segretario della Commissione Sanità dell’Ars, come è giusto che sia, ricevo continue sollecitazioni da rappresentanti di istituzioni pubbliche e private, ordini professionali, operatori economici, anziani, padri e madri di famiglia, disabili, giovani e soprattutto operatori sanitari, quali medici, infermieri, farmacisti e tecnici che stanno sopportando il peso maggiore di questa battaglia contro il coronavirus.
Si rivolgono a me perché non trovano ascolto nei riferimenti istituzionali preposti, e alle volte neanche io riesco a ottenere risposte. Questo è un limite che tutti insieme dobbiamo superare! Non intendo fare alcuna polemica, né sbraitare. Nessuno pensi, però, di non essere tenuto ad ascoltare, piuttosto, ciascuno pensi a compiere fino in fondo, con il massimo rigore e trasparenza, il proprio dovere.
Voglio condividere, pertanto, i miei ragionamenti che scaturiscono da una considerazione preliminare: in una situazione così grave, inimmaginabile, ma soprattutto sconosciuta, ritengo normale cambiare strategia, se necessario. Non ci si deve ostinare a difendere ciò che non funziona!
E vorrei limitare il mio ragionamento, per il momento, a tre punti gravi e urgenti che riguardano il nostro territorio:
1) i tamponi che si effettuano sono troppi pochi;
2) i DPI, dispositivi di protezione individuale, ed in particolare le mascherine non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno;
3) ci sono troppe persone che si continuano a spostare senza motivo.
Cominciamo dal primo: apprendo con soddisfazione che ieri sera il Presidente Musumeci ha autorizzato l’estensione del tampone a tutti gli operatori sanitari, dando priorità a chi è in “prima linea”, senza, tuttavia, consentirne un utilizzo più esteso ad altri soggetti.
Ora comprendo il rispetto delle linee guida, comprendo il costo e lo sforzo necessario per eseguire le analisi, comprendo tutto, ma il numero dei tamponi deve essere aumentato! Estenderlo ai medici è stato importante (abbiamo rischiato tanto), ma non basta: bisogna fare di più! Dobbiamo consentire ai lavoratori esposti al rischio contagio e a chi ha almeno un sintomo della malattia di fare il test.
Lo dico sulla base delle esperienze pregresse (vedi Lombardia e Veneto), che abbiamo il “vantaggio”, ancora per poco, di poter sfruttare. Lo dico perché lo chiedono gli esperti, ieri sera anche il prof. Ricciardi, già direttore dell’ISS, lo dicono gli operatori sanitari e gli altri lavoratori che hanno il diritto di non essere considerati carne da macello e di poter lavorare con maggiore serenità. Lo dico perché lo chiedono i pazienti e le loro famiglie. Lo dico perché lo impone il buon senso e perché questa “battaglia” durerà molto e dobbiamo stare attenti anche alla salute mentale di tutti ma soprattutto di chi si sacrifica ogni giorno. Prendiamoci tutti la responsabilità, deroghiamo, abbandoniamo gli attuali criteri, estendiamo a tutti lavoratori e a chi ha almeno un sintomo facciamo la possibilità di eseguire il tampone e al personale sanitario, almeno con cadenza settimanale!
Quanto al secondo punto: i dispositivi scarseggiano e la nostra regione è penalizzata nei rifornimenti dal numero dei contagi, ancora relativamente basso, ma con una curva di crescita significativa. Occorre, pertanto, trovare soluzioni alternative, e occorre trovare soluzioni organizzative diverse. Penso ad una linea organizzativa esclusivamente dedicata alla acquisizione e alla distribuzione dei DPI, con una articolazione su base provinciale, che abbia la capacità di valutare le priorità e conseguentemente la distribuzione degli stessi, con una visione a 360 gradi nei confronti di tutti i lavoratori che ogni giorno è chiamato a “tirare la carretta”, non solo nell’ambito sanitario ma in ogni altro settore strategico della vita del paese.
Quanto, infine, all’ultimo punto: oltre a fermare tutte quelle attività che è possibile fermare senza creare disagi reali, penso che si possa creare, in pochissimo tempo e con risorse limitate, una piattaforma digitale nella quale, per ogni comune, seguendo il criterio della residenza o del domicilio, chi deve uscire di casa, mediante una semplice App, possa compilare e registrare preventivamente l’autocertificazione, così da permettere alle forze dell’ordine un controllo immediato.
In questo modo sarà possibile: 1) controllare il numero di spostamenti, evitando le speculazioni dei furbetti che si ostinano a far finta di non comprendere la necessità di non spostarsi da casa; 2) consentire a posteriori di tracciare i movimenti di coloro che dovessero risultare positivi; 3) fornire una pluralità di informazioni utili a combattere la diffusione del contagio; 4) last but not least evitare l’enorme spreco di carta dovuto alla stampa di dichiarazioni prodotte senza che nessuno abbia la possibilità di controllarle.
Su questi primi punti ritengo che sia necessario confrontarsi e auspico che ciò avvenga al più presto e che, con il contributo di tutti, si possano rivedere le scelte da adottare con una visione strategica che non sia limitata ad una visione di breve periodo, perché l’attuale emergenza durerà non poco e continuare a navigare a vista non è più possibile.