Chinnici, Schifani: «Il suo pool antimafia è stato un modello che ha fatto scuola»
«Il giudice Chinnici ha ideato con lungimiranza un sistema di investigazione moderno ed efficace consentendo allo Stato di poter avviare un processo di conoscenza, seria e approfondita, del fenomeno mafioso, quando ancora non esistevano i collaboratori di giustizia. Ha scritto una pagina indelebile nella storia del contrasto a Cosa nostra, che ha rappresentato il primo fondamentale tassello per un cambio di rotta nell’opera di repressione della criminalità organizzata. Il “pool” da lui creato è stato un modello che ha fatto scuola e che ancora oggi rimane un esempio virtuoso all’interno degli uffici giudiziari». Lo dice il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, in occasione del quarantesimo anniversario dell’attentato in cui persero la vita il capo dell’Ufficio istruzione, Rocco Chinnici, i due uomini della sua scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e Stefano Li Sacchi, il portiere dello stabile nel quale il giudice viveva, e rimasero ferite alcune persone, tra le quali l’autista dell’auto blindata del magistrato, Giovanni Paparcuri.
«Quello di via Pipitone Federico – continua Schifani – non fu solo un attentato contro un magistrato in prima linea, ma un vero atto di guerra della mafia contro lo Stato per le modalità plateali e stragiste con cui fu realizzato. Conservarne il ricordo e soprattutto tramandarlo alle giovani generazioni è certamente un dovere, per riconoscenza a Chinnici e per la società civile».