Invece, a Brolo, puntuale come un orologio svizzero, qualcuno ha sentito che questa era l’occasione perfetta per salire sul proprio trono di creta creare uno scandalo. La gente è stanca di scandali, soprattutto quando sono strumentali. Vuole pace. Vuole tranquillità. Vuole lavoro. Una parte importante di questa gente vuole tornare in Chiesa a pregare. E’ vero che Dio si trova in cielo, in terra e in ogni luogo e che lo si può pregare ovunque. Ma chi vive della fede sa che senza la Chiesa, senza la celebrazione della Parola proclamata di Dio proclamata solennemente e senza l’Eucaristia, l’anima rischia in breve tempo di atrofizzarsi.
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C’E’ UN TEMPO PER TACERE E UNO PER PARLARE. MA E’ LA TUA COSCIENZA A DIRTI QUANDO. LA COSCIENZA INVIOLABILE…
Perché? Nel mio caso perché sono un prete. E non posso agire se penso che in quel preciso momento posso recare danno alla comunità cristiana, quella di cui sono responsabile e per la quale devo dare la vita. Ho anche una responsabilità verso tutta la Comunità civile.
Ho deciso di parlare, ma non senza essermi messo in ginocchio, senza aver invocato lo Spirito Santo e chiesto il dono della saggezza. E ho deciso di esporre quanto segue, a metà fra riflessione e narrazione, consapevole che “ci vuole più coraggio a esporre, nella vita reale, quel groviglio di luce e ombre che abita il nostro cuore, senza averne paura, piuttosto che ostentare una forza morale del tutto inesistente” (anonimo).
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TU SARAI AMATO IL GIORNO IN CUI POTRAI MOSTRARE LA TUA DEBOLEZZA, SENZA CHE L’ALTRO SE NE SERVA PER AFFERMARE LA SUA FORZA (Cesare Pavese)
Desidero una sola cosa: che le persone che sono rimaste turbate da quanto hanno sentito circa la sera di Pasqua, abbiano la possibilità di conoscere la verità. Desidero solo che alle persone di buona volontà non venga derubato il loro sacrosanto diritto di sapere che il loro parroco vuole loro bene, un bene vero e sincero ed è una persona di cui ci si può fidare.
La gente ha diritto di sapere che il loro parroco non è politicizzato, non fa differenze fra fedeli di serie A e di serie B, fra morti di serie A e di serie B.
Non deve accadere mai più che, per venire da me, una persona debba cercarsi la raccomandazione perché quello che gli hanno raccontato sul mio conto è che “il prete” cerca solo soldi ed è totalmente corrotto.
C’è un momento in cui, le persone che hanno raggiunto la vera maturità umana, sanno che, in via straordinaria, bisogna saper mostrare le ferite del proprio cuore anche alla gente più crudele, per mostrare come quelle ferite nascono dall’amore. E bisogna essere pronti alla dura realtà che chi ti ha colpito la prima volta lo farà ancora, appena ne avrà l’opportunità. Per questo, mostrare le proprie ferite non è necessariamente un atto di debolezza. Repetita iuvant. C’è forza interiore dentro questo gesto, compiuto dalla persona che ha raggiunto la propria maturità interiore.
A fare una raccolta delle dichiarazioni fatte sul mio conto nell’ultimo anno soltanto, questo è il quadro che emerge.
“Padre Enzo fa politica, è politicizzato, pensa solo ai suoi interessi e li persegue con ogni mezzo, anche illegale. Vive una vita immorale. E’ un prete, privo di carità e spiritualità. Disprezza le anime e di loro non gliene importa nulla. È assetato di soldi e di bella vita. Ruba soldi alla Chiesa e alle persone. I sacramenti, per lui, sono solo un mezzo per estorcere soldi alla povera gente. Sta distruggendo tutte le tradizioni del paese. È il primo responsabile della divisione sociale del paese. I suoi collaboratori sono peggio di lui. Ha lavorato con cura per scegliersi i peggiori. Sotto di lui la parrocchia è diventata un’associazione a delinquere e chiunque non sta ai suoi ordini viene espulso”.
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C’E’ UNA VERITÀ CHE TRASCENDE OGNI STORIA UMANA E SI ANNIDA DENTRO IL MISTERO PROFONDO DI OGNI PERSONA. SE NON SI SENTE L’ODORE DI QUEL MISTERO, MEGLIO RINUNCIARE A PERSEGUIRE LE VERITÀ UMANE.
QUESTA E’ LA CAUSA DEL FALLIMENTO DELLE RELAZIONI SOCIALI E UMANE E DI TANTE VITE TRISTI E SFASCIATE.
Sono prete da 22 anni. Ho dedicato la mia vita, come tanti altri sacerdoti, al Vangelo e al bene spirituale delle anime. Amo Brolo e i Brolesi con tutto il cuore ma più ancora amo la Chiesa, questa Chiesa, con le sue luci e ombre, perché è il grembo che mi ha generato alla fede e la madre che ha fatto germogliare la mia vocazione sacerdotale. Certo che, quel 6 settembre 1997, quando ero prostrato a terra, nel santuario della Madonna del Tindari, mentre, durante la mia ordinazione sacerdotale, l’assemblea intonava la litania dei santi, io non stavo pensando a come un giorno avrei potuto usare i sacramenti per estorcere denaro alla gente. Non stavo architettando, nella mia mente, quali alleanze politiche potevo costruirmi per vivere una vita di vantaggi e di agi. Ho chiesto un dono allo Spirito Santo. La Tradizione vuole che qualunque cosa uno chieda per sé in quel momento gli verrà concesso. Il dono che ho chiesto l’ho ricevuto. Un dono spirituale. Ma resterà sempre nel segreto del mio cuore.
Credo che su questo tutta la politica brolese, ma anche la cultura politicizzata del paese, abbia totalmente fallito nella valutazione della mia persona come anche nella figura del prete in genere.
Devo ringraziare quel migliaio di persone che, in questa dolorosa vicenda, mi hanno mostrato, nel silenzio tipico della parte sana di ogni società, il loro intimo sostegno. E con questo non sto affermando che la parte sana di Brolo è ridotta a un migliaio di persone. Sto dicendo il contrario. La parte marcia è ridotta a un gruppo minuscolo che riesce a fare molto chiasso. Nient’altro. Ma il chiasso, si sa, fa danno.
Mi chiedo solo una cosa. Un giorno io so che potrò raccontare ad altri tante storie ad altri l’ondata di affetto e di sostegno che si
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POI ARRIVA IL MOMENTO DI PARLARE…
La sera di Pasqua in Chiesa era presente in Chiesa una rappresentanza del Consiglio Comunale (maggioranza e minoranza). Nel momento in cui iniziavo la S. Messa erano già in giro, nei vari gruppi WhatsApp del paese, diverse versioni della cosa. La più diffusa era quella che sosteneva che io fossi l’organizzatore di una Messa “politica” (le virgolette sono d’obbligo perché il concetto stesso di Messa politica non esiste). Avrei voluto fare ai miei amici politici una sorta di regalo di Pasqua.
Questo, nel pieno disprezzo della gente che da settimane è reclusa in casa ed è priva di qualsiasi movimento che non debba essere permesso e giustificato. Non solo sarei stato l’artefice dell’iniziativa, ma sarei stato consenziente del valore puramente politico e strumentale di questa operazione. L’avrei fatto per vile interesse.
La protesta partì troppo in coincidenza con l’inizio della Messa per essere un moto spontaneo di indignazione della gente. Fu chiaro dall’inizio che si trattava di un’imboscata. Sono bastate poche ore e pochi amici a ricostruire la fitta rete di messaggi privati, ricostruire la genesi dell’imboscata. Nessuna sorpresa, quindi. Non c’era neanche da andare lontano. ma questo è del tutto secondario.
Solo una considerazione.
Fra 10, 20, 30 anni, dovunque saremo, incontrandoci, potremmo raccontarci le prove della vita e provare la pace dell’amicizia profonda, quella pace di chi sa che ha vissuto buona buona vita. Gli altri… Quelli che hanno speso i loro anni ad apparire vite perfette, quelli che diramano consigli a tutti ma non ascoltano nessuno, oppure quelli dalle vite sfasciate e che devono sfasciare quelle degli altri… non so davvero quale storie potranno raccontare. Ma le premesse sono davvero tristi.
Piuttosto potrebbe essere utile sapere, non certo per una mia difesa, che, per la mia lealtà e il rispetto del sacramento che porto, il giorno di Pasqua, pur di non creare situazioni di privilegio, non ho portato la comunione neanche alla Comunità delle Suore. Diciamola tutta. Neanche a mia madre, che sperava . Ovviamente mi rendo conto che per credere a quanto appena detto non basta, in questo contesto. nemmeno il buonsenso per ché chi parte già col coltello puntato ha bisogno di altro. Occorre il coraggio delle proprie idee, il coraggio di una autonomia di pensiero e soprattutto la libertà da ogni sudditanza.
Gli accusatori si sono avventati, per telefono, per messaggi privati e sui social, intimandomi di trovare il coraggio di dire la verità. Ho scelto, volutamente, il silenzio. Non ho mai permesso a nessuno di intimidirmi. Si mettano il cuore in pace coloro che credono di riuscirci.
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E’ SEMPRE SEGNO DI SAGGEZZA QUANDO, QUALCHE VOLTA, SCEGLI DI FARE UN PROFONDO RESPIRO E NON DIRE NULLA.
Nella vita ho maturato un’etica per i conflitti:
a) non bisogna mai rendere conto del tuo comportamento proprio nel momento in cui chi te lo sta intimando sta diffamando, su ogni mezzo, il tuo buon nome. Rispondi col silenzio. Verrà il tempo di parlare.
b) non bisogna mai rispondere a chi viene da te puntandoti le dita negli occhi, accusandoti di qualcosa. Rispondi col silenzio. Verrà il tempo di parlare.
b) non bisogna mai rispondere a chi ti interroga ma possiede già la sua verità. Costui non sta cercando verità. Sta cercando solo di sondare i tuoi punti deboli. Sta solo aspettando la tua risposta per usarla contro di te. Rispondi col silenzio. Verrà il tempo di parlare.
Se una persona è comprensibilmente turbata da una notizia che ha sentito sul tuo conto e, mosso dall’amicizia o almeno da un cuore sincero e vuole liberarsi dal dubbio, tale persona non farà nulla delle cose ai tre punti sopra. Verrà, busserà alla tua porta e ti chiederà. A quel punto, stacchi il telefono, rimandi il prossimo impegno, ti siedi accanto a lui e gli riconosci che lui è degno del tuo tempo. Ne verrà fuori una bellissima conversazione. Potrebbe capitare anche che chi ti ascolta non è d’accordo con te, o in parte o del tutto. Ma sempre, ciò che ne nascerà sarà un rapporto di stima accresciuta.
L’uomo è libero quando, perfino nella solitudine della sua coscienza, è un cercatore della verità. Non importa se sia credente o ateo. È la rettitudine del cuore che rende l’uomo libero. Se pensa di possederla, non è più libero. È schiavo della sua presunzione.
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SPEZZA IL MURO DELL’OMERTÀ E PERDERAI QUALCHE AMICO. MA AVRAI GUADAGNATO PER SEMPRE TE STESSO
Il male che tiene in catene una parte del paese si chiama “politicismo” (la politica è tutto; tutto deve essere riconducibile alla politica; la politica deve controllare tutto; tutti devono stare con qualcuno): Tra i meccanismi del politicismo vi sono le seguenti dinamiche (alcune).
1) Ci sono notizie che vengono confezionate, ad arte, come una bomba, al solo scopo di far scoppiare uno scandalo e di colpire gli avversari, non per amore alla verità.
2) Davanti a lancio della notizia-bomba, vi sono persone alle quali non interesserà mai se la notizia sia vera o no. Si schiereranno davanti alla notizia allineandosi alla versione della cordata o fazione alla quale appartengono. Le cordate non sono le tre forze politiche in campo a Brolo. Anche all’interno di queste forze esistono comunelle, cordate e clientelismi. C’è sempre una persona in particolare a capo della cordata. Da lì poi, si organizza l’attacco mediatico.
Ecco svelato il meccanismo dell’imboscata riguardante la S. Messa della sera di Pasqua. Ecco svelato il perché, davanti a queste dinamiche, bisogna rispondere col silenzio, per poi aspettare il momento di esporre l’omertà di chi giudica, ma senza aver mai messo la propria faccia.
Gesti del genere sono il chiaro segno di una decadenza sociale e morale e portano responsabilità precise. Se Brolo vuole un futuro di pace e prosperità, dovrà liberarsi sia di questa mentalità che, soprattutto, di chi la fomenta.
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Tra i vari “rimproveri” che finti amici mi hanno rivolto in quei 4 terribili giorni i fu detto che avrei dovuto interrompere immediatamente la celebrazione e la diretta e chiamare i carabinieri.
Immaginate come sarebbe rimbalzata sulle cronache nazionali la notizia: parroco interrompe Messa in diretta e chiama carabinieri per fare uscire dalla Chiesa rappresentanza del Consiglio Comunale. Ma cosa ci vuole per capire che chi ha confezionato questa “imboscata” voleva proprio questo? E chi avrebbe pagato il vero prezzo di questo scandalo, se non il paese e la gente?
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A coloro che aspettano ancora le loro risposte, invito a sedersi comodi e a vedersi qualche film a puntate.
Perché la risposta l’ho già data.
E non abbiate alcun dubbio: in me è cresciuta molto la gioia… la felicità… tutta mistica… comprensibile solo attraverso lo sguardo dell’anima, dell’essere pastore di questa comunità.
Non c’è nessun altro posto dove vorrei essere!
don Enzo Caruso
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“Il cielo non appartiene alla geografia dello spazio, ma alla geografia del cuore.
Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio.
Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario.
Non è di una Chiesa più umana che abbiamo bisogno, ma di una Chiesa più divina“
(Joseph Ratzinger – Benedetto XVI)