Pippo Condipodero
BROLO – Oggi, ricorre l’80.mo anniversario dello sbarco alleato sul territorio di Brolo, denominato “Operazione Brolo Beach”. Possiamo dire che è stata l’ultima battaglia tra alleati anglo americani e tedeschi prima che entrambe le forze militari lasciassero la Sicilia. L’operazione Brolo, è stata voluta dal generale George Smith Patton, comandante della settima armata americana. Generale d’acciaio per le sue grandi imprese, intuito, rapidità e aggressività nell’arte militare.
Un vero maestro della guerra corazzata mobile. Un genio operativo senza precedenti. Inoltre, George Patton, non amava portare l’arma d’ordinanza, preferiva inserire nel cinturone il revolver con manico d’avorio Smith Wesson mod.27, credeva di essere l’ultima reincarnazione di una lunga serie di guerrieri. Lo sbarco del gruppo d’assalto anfibio sulla spiaggia di Brolo, previsto per il giorno 10 agosto è stato rinviato per il giorno dopo se i tedeschi non avessero affondato il giorno prima un mezzo da sbarco anfibio per carri armati assegnato in rinforzo al gruppo d’assalto e se il 15° reggimento non avesse incontrato difficoltà sul torrente Zappulla. Alle prime luci dell’alba dell’11 agosto 1943, tra le foci dei torrenti Naso e Brolo. L’obiettivo, era quello di costringere i tedeschi ad abbandonare le loro postazioni in maniera di facilitare l’avanzata degli alleati anglo americani verso la città di Messina.
Nello stesso tempo, era intento di Patton, spinto dall’esasperato individualismo di voler raggiungere la città di Messina, prima dello scontroso ma estremamente carismatico nelle abilità tattiche il generale Bernard Law Montgomery, comandante dell’ottava armata, il quale, poteva vantare una preparazione teorica al di fuori dal comune, tanto che fu l’uomo chiave del successo militare britannico del secondo conflitto mondiale. La frenesia di Patton, però, gli aveva fatto commettere un errore di giudizio. Infatti, lo sbarco brolese, non è stato facile come previsto dagli anglo americani perché hanno trovato una furiosa resistenza tedesca per raggiungere nel più breve tempo possibile le postazioni prefissate, tanto che non provocò quasi alcuna modifica sostanziale al piano di sgombero predisposto dal generale Hans Valentin Hube, comandante del XIV corpo d’armata tedesco. Consistenti sono state le perdite subite dalle linee americane proprio nello sfortunato sbarco a Brolo. Patton aveva ignorato ed eccepito i suggerimenti sollevati dal comandante della terza divisione, maggiore generale Lucian King Truscott, condivisi, peraltro, dal ten. gen. Omar N. Bradley, comandante del II Corpo, facendo sbarcare una forza troppo esigua ad aggirare le posizioni costiere dei tedeschi. L’operazione dello sbarco a Brolo, secondo la concezione del gen. Patton avrebbe dovuto facilitare l’attacco principale della 3° divisione contro la linea ad alta capacità difensiva e non aggirabile e anticipare di 24 ore l’abbandono da parte dei tedeschi. Inoltre, l’avanzata dei carri armati, dei cannoni e di altri mezzi meccanizzati, è stata rallentata dagli stretti sottopassaggi della linea ferrata che si trovavano a ridosso del litorale e non consentivano il transito dei mezzi, per cui, sono stati obbligati ad avanzare sul greto del torrente Brolo.
Un ruolo determinante, durante la dura battaglia l’hanno avuto le colline di monte Cipolla e quella Comune per le loro posizioni strategiche che dominavano l’intera cittadina brolese. Dalla prima, si potevano controllare gli avversari provenienti dal territorio di Naso, dall’altra quelli provenienti lato Messina. La zona, era già presidiata dai tedeschi con il 29.mo reggimento artiglieria, da militari del battaglione di artiglieria contraerea, da due canoni quadrupli di 20 mm. e da un numero limitato di soldati del primo battaglione del 71° reggimento agli ordini del col. Fritz Polack che avevano allestito il loro quartier generale nella frazione di Piana Soprana adiacente al greto del torrente Iannello. Le forze anglo americane, invece, erano composte da navi da sbarco per carri armati e mezzi della fanteria, scortati dall’incrociatore Philadelphia e da sei cacciatorpediniere al comando dell’ammiraglio Lyan A. Dividson. La prima ondata dello sbarco è stata compiuta in appena 33 minuti, con una flottiglia composta da una LST (nave da sbarco per carri armati), due LCI (mezzi da sbarco per fanteria) e sei LCT (mezzi da sbarco per carri armati) toccò terra e bloccò gli accessi della zona di sbarco. Alle quattro del mattino, scattò l’assalto alle postazioni tedesche che furono colti di sorpresa. Il col. Fritz Polak sul monte Cipolla, svegliato dal fuoco dei fucili e dei bazooka dei nemici, rispose con le mitragliatrici sui fucilieri alleati che stavano per arrampicarsi sulla parete nord del monte Cipolla (Malpertuso) aggrappandosi ai cespugli e alla macchia mediterranea, ma poi, dovette ugualmente battere in ritirata.
La battaglia, durò diverse ore in maniera molto intensa con tutti i mezzi a disposizione da entrambi le parti. Centinaia i morti e i feriti. Il contrattacco tedesco, era quasi riuscito a ributtare a mare gli americani, ma alle 5,30 l’incrociatore Philadelphia aprì il fuoco sui bersagli previsti dal piano d’attacco. Nel pomeriggio, un’ondata di dodici bombardieri A-36 sganciarono bombe sulla città di Brolo, dove i soldati tedeschi trovarono rifugio nelle abitazioni. Alle 17, le navi ed il cacciasommergibili PC – 542 anglo americano furono attaccati dagli aerei 24 F. W. 190 tedeschi e colpiti. Gli alleati, manovrando disperatamente, hanno abbattuto 5 aerei nella mezz’ora di combattimento aereo-navale, prima che arrivasse l’intervento di 7 aerei bombardieri americani che segnava l’operazione anglo americana conclusa anche se il bilancio non era stato positivo come si sperava. Sarebbe opportuno, per ricordare a futura memoria questa pagina di storia brolese, che venisse realizzato un piccolo sacrario sul monte Cipolla.