lunedì, novembre 25

TRADIZIONI DELLA MARINERIA BROLESE

Pippo Condipodero

Brolo – Un importante ruolo nella vita sociale ed economica del paese la segnò la marineria brolese che fino a circa 50 anni fa era fra le più attive della provincia. I pescatori praticavano quasi tutti i tipi di pesca: Baddassuni, trimagghiu (rizzelle), tratta, palamitare, pisantunare, lacciare, opare, sciabacuni, cianciolo, lampara, conzu, piliusa, nasse, l’ontru. A questi tipi di pesca, altri piccoli accorgimenti venivano integrati agli attrezzi ideati dalla fantasia e dall’esperienza dei pescatori per migliorare l’abbondanza del pescato: Brogna, cattedda,coppu, boccole, fricina, ganciu, lampara. Vari erano i materiali utilizzati per la costruzione degli arnesi e delle reti, dalla canapa, al cotone, al legno. La posizione strategica sulla costa della città di Brolo ha favorito i collegamenti via mare per il commercio ittico e di altri prodotti commerciali. Ormai della grande flotta peschereccia locale sia a remi che a motore un tempo abbastanza rinomata non rimane nulla, si è diradata nell’arco degli anni.

Un patrimonio e una tradizione marinara che quasi nessuno ama praticare più, come se si fosse inabissata lentamente e nell’indifferenza nei fondali di quel mare che un tempo con il duro lavoro e sacrifici dette ai pescatori le risorse per il sostegno alle proprie famiglie. Oggi, invece, esprime tanta tenerezza vedere quei vecchi pescatori seduti sulle panchine di marmo, sul luogo d’incontro la rotonda sul mare che osservano in silenzio come d’incanto, per ore, l’ampio orizzonte senza tempo e il movimento ondoso e irregolare del mare, nel quale, in un’epoca non lontana gli stessi pescatori solevano segnare il punto immaginario di riferimento dove calare le reti, ritenendolo uno spazio molto pescoso.

O magari, chissà, nel loro solitario mutismo sfogliano e rivivono nelle loro menti le pagine delle tante difficili avventure che hanno dovuto affrontare sulle onde che poi, raccontavano nei minimi dettagli in famiglia o agli amici. Ma il fascino, la passione, l’entusiasmo per la vita a bordo anche se vissuta fra mille difficoltà e sacrifici spesso viene trasmessa dai nonni ed ereditata dai figli e poi, anche dai nipoti così la rotta nautica prefissata sul vecchio peschereccio continua a proseguire nel tempo ma con obiettivi diversi dal passato, infatti, i giovani pescatori intendono investire su un nuovo modello di sviluppo economico: “Il turismo sul mare” che possiamo definirlo identificandolo nella mobilitazione dei passeggeri e delle merci, ritenendolo economicamente più redditizio e più fascinoso. Volgendo ancora il lungo sguardo indietro nel tempo arriviamo all’anno 1757, quando l’attività peschereccia a Brolo era molto attiva e fiorente, era l’attrazione per gli scambi commerciali con le isole Eolie e i paesi costieri.

Brolo, disponeva del caricatore che consegnava al vettore le merci per l’imbarco e lo sbarco ubicato nei pressi dell’attuale strada Statale 113, luogo in cui arrivava la cala del mare. Infine, non possiamo sottacere della grande tonnara esistente, concessa mediante Regio Privilegio nel 1488. Si estendeva dallo scoglio di Brolo fino a Gioiosa Marea. Disponeva di 2 Rais, ma la tonnara dopo anni fu abbandonata e tutto l’armamento e le barche furono vendute nel 1790 a quella di S. Giorgio.

 

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